Ogni appassionato di orologi che si rispetti valuta ogni esemplare partendo da un primo, fondamentale metro di giudizio: il MOVIMENTO, il cuore che anima ogni segnatempo degno di questo nome.
Ma quali sono i diversi tipi di movimento implementati nei più famosi orologi? Scopriamoli nel dettaglio.
Meccanico/Manuale
Il primo, originario sistema per misurare il tempo sin dal XIX secolo. Il concetto principale è analogo a quello, antico, del pendolo: un oggetto che oscilla in un arco di tempo sufficientemente preciso da essere equiparabile ad un secondo, che moltiplicato per 60 stabilisce un minuto, e per ancora 60 un’ora. Nel caso del pendolo la forza motrice è il suo stesso peso e l’energia cinetica; in un orologio da polso (o da taschino) la spinta viene fornita da una molla a spirale, che accumula energia potenziale quanto più viene avvolta rilasciandola poi gradualmente e dando vita al movimento. La carica, appunto, viene data dalla rotazione della corona, effettuata periodicamente da chi indossa l’orologio; esaurita l’energia della molla (normalmente nel giro di 20/30 ore) l’orologio si ferma.
A differenza del pendolo, l’oscillatore si muove ad una frequenza molto più alta, ed è responsabile del movimento più o meno fluido della lancetta dei secondi che contraddistingue un orologio meccanico. Il termine usato per determinare la frequenza di oscillazione è il BPH (beats per hour), che indica il numero di oscillazioni effettuate nel corso di un’ora dal movimento. Si misura in multipli di 3600 (il numero di secondi in un’ora) e quanto più esso sarà elevato, più morbida e meno scattosa sarà la lancetta dei secondi. Com’è facile intuire, un maggior BPH indica una qualità superiore del movimento (e un maggior costo). I valori più usati sono: 18.000 BPH (1/5 di secondo), comune in orologi molto antichi o economici; 21.600 BPH (1/6 di secondo), lo standard per gli entry level; 28.800 BPH (1/8 di secondo), su cui si attestano molti orologi di lusso (Rolex ad esempio); e 36.000 (1/10 di secondo), che vantano alcuni modelli denominati “Hi-Beat”, nei quali è possibile osservare una lancetta particolarmente fluida.
Al di là del piacere di osservare un movimento senza soluzione di continuità nel proprio segnatempo, ciò tuttavia comporta un relativo svantaggio: il maggior numero di oscillazioni significa anche maggior deterioramento nel tempo e quindi la necessità di un mantenimento più frequente – che comunque consiste in una revisione una volta ogni 4/5 anni, per cui un “fastidio” abbastanza sopportabile.
L’oscillatore trasmette poi la sua energia ad una serie di ingranaggi, che assemblati insieme con meticolosa precisione e maestria fanno sì che le lancette compiano la loro rotazione a seconda del periodo di tempo da determinare e, finalmente, comunichino l’ora esatta al fortunato proprietario.
Ultimo, ma non meno importante componente del movimento sono i gioielli, anche detti rubini o pietre. Sono vere e proprie pietre preziose (un tempo naturali, oggi sintetiche) che vengono posizionate in punti in cui l’attrito fra le parti metalliche porterebbe inevitabilmente al consumo nel tempo, deformazioni e quindi malfunzionamento. Essendo più duri del metallo, i rubini evitano questo inconveniente e permettono di creare opere d’orologeria con una vita infinitamente più lunga. Il loro numero è quasi sempre indicato nelle specifiche dell’orologio; a seconda della complessità del movimento, possono essere in numero crescente.
Per quanto questo meccanismo a carica manuale possa apparire vetusto e poco conveniente al giorno d’oggi, abituati come siamo agli automatismi della odierna tecnologia, in realtà è ancora molto presente in orologi anche di grande pregio – uno su tutti il mitico Omega Speedmaster, ma anche l’Hamilton Khaki Mechanical, e il Seagull 1963.
Automatico
Il movimento automatico è la naturale evoluzione di quello meccanico. Di base, le componenti principali sono le medesime: una spirale, un’oscillatore, degli ingranaggi e dei rubini. La novità è l’introduzione di un rotore, cioè una massa collegata tramite un perno alla spirale, che ruota spinta dai nostri stessi movimenti, generando così l’energia cinetica necessaria al funzionamento dell’orologio.
Sebbene sembri una soluzione piuttosto ovvia, e concettualmente semplice, nella realtà sussistono due problemi: l’attrito, e il fatto che il rotore debba poter imprimere energia alla molla a prescindere dalla direzione in cui ruoti (che non è ovviamente predeterminabile). Mentre la soluzione del primo è demandata alla precisione e maestria degli artigiani che costruiscono i meccanismi delle diverse case (e quindi, varia in base alla qualità del modello), il secondo è stato risolto con l’invertitore di marcia, un sistema di trasmissione che permette appunto di avvolgere la molla indipendentemente dalla direzione del rotore. La presenza o meno di questo meccanismo e la sua costruzione fa la differenza fra un orologio di grande qualità e uno medio.
Al giorno d’oggi, la maggior parte degli orologi di classe elevata sono automatici. Da notare che la loro precisione non è elevatissima (paragonata agli standard odierni). Anche i migliori esemplari si attestano intorno a -1/+1 secondi di scostamento al giorno, e stiamo parlando di movimenti certificati COSC, cioè che hanno superato severi test che ne determinano “l’assoluta precisione” – un risultato che il più economico orologio al quarzo ottiene senza alcun problema. Tuttavia, è sempre impressionante come l’uomo, senza l’ausilio dei mezzi tecnologici che oggi permettono di ragionare in termini di millisecondi, sia riuscito a creare qualcosa che, basandosi solo su una molla, degli ingranaggi e dei calcoli matematici, oltre che una grande abilità manufatturiera, riesca a misurare una cosa astratta come il tempo con un grado d’approssimazione francamente ininfluente per la maggior parte delle persone. Ed è per questo che ancora oggi, gli orologi di questo tipo sono ancora considerati capolavori, gioielli, opere che testimoniano il grado d’inventiva e abilità umano.
Al Quarzo
Negli anni 60 è avvenuta la rivoluzione dell’orologio al quarzo.
Il principio di funzionamento è basato sulla proprietà dei cristalli di quarzo di variare la propria polarizzazione quando sottoposti a stimoli meccanici. Analogamente, in maniera inversa, essi possono deformarsi in maniera elastica quanto sottoposti a tensione elettrica. Ragion per cui, è possibile fare in modo che un cristallo di quarzo oscilli ad una precisa frequenza tramite l’energia che deriva da una batteria. Nei comuni orologi, tale frequenza si attesta sui 32768 Herz.
La vibrazione viene progressivamente ridotta da una serie di circuiti fino ad arrivare ad un impulso al secondo, e un piccolo motore muove poi le lancette di conseguenza. Tale impulso determina il caratteristico movimento “a step” che distingue gli orologi al quarzo da quelli meccanici.
I vantaggi sono molteplici. Innanzitutto, eliminando la necessità di ingranaggi, gioielli e assemblaggio a mano è possibile produrre movimenti con un costo bassissimo (nell’ordine di pochi centesimi), per modelli di orologi dal prezzo veramente irrisorio. Inoltre, essi non hanno bisogno di essere indossati o caricati manualmente per funzionare; la batteria dura da 2 a 5 anni, e il costo di sostituzione è quasi nullo. Infine, l’accuratezza è infinitamente superiore: anche il modello più infimo si attesta sui +/- 15 secondi all’anno.
Il primo orologio al quarzo presentato al mercato mondiale appartiene alla SEIKO: nel 1969, essa presenta il Seiko 35 SQ Astron, considerato “l’orologio da polso più preciso al mondo” e con un prezzo, al tempo, da capogiro.
Tuttavia, la praticità di questo sistema, accolto inizialmente come “il nuovo corso dell’orologeria mondiale”, non ha mai saputo sopperire alla innegabile mancanza di fascino, abilità costruttiva, esperienza e tradizione che lo caratterizza. Benché dal punto di vista estetico si possano citare molti esempi di grande pregio (uno su tutti, l’Omega Seamaster, ma anche i vari Hamilton, Seiko, Citizen, di cui vi indico alcuni modelli), in generale gli orologi al quarzo sono piuttosto malvisti dagli appassionati, che concentrano la propria attenzione quasi esclusivamente su esemplari a movimento meccanico.
Energia Solare
Negli ultimi tempi si è imposta sempre più negli orologi al quarzo la tecnologia ad energia solare. In effetti, è facile pensare che oggetti continuamente esposti alla luce e al sole potessero beneficiare di tale sistema di ricarica. Ciò elimina praticamente del tutto la necessità di sostituire periodicamente la batteria. Citizen, Casio, Seiko sono le prime marche che hanno introdotto questa novità.
Da notare però che, anche se la ricarica è ad energia solare, in questi orologi è comunque presente una batteria. Per cui, se il segnatempo rimane abbandonato per diverso tempo, è possibile incorrere nell’ossidazione della pila e nella fuoriuscita di liquido acido, con conseguente danneggiamento dei circuiti.
Un caso particolare: l’Accutron di Bulova.
Nei primi anni 50 l’ingegnere elettronico svizzero Max Hetzel concepì un meccanismo intermedio fra quello meccanico e al quarzo sostituendo il bilanciere con un diapason, che vibrava, grazie una batteria, a una frequenza molto più alta dei normali bilancieri dei movimenti meccanici (360 Hz contro i 10Hz massimi). Vibrando, esso emetteva una precisa nota, perfettamente udibile all’orecchio umano; motivo per cui l’Accutron è anche denominato Orologio Sonico. Una particolarità è che, grazie all’altissimo BPH, il movimento della lancetta dei secondi è in assoluto il più fluido che si possa ritrovare in un orologio – ad eccezione, forse, degli odierni smartwatch (come l’Apple Watch).
Purtroppo tale tecnologia, per quanto intrigante e a suo modo geniale, non ebbe fortuna: di lì a poco, l’avvento della tecnologia al quarzo, molto più economica, precisa e versatile, ne decreterà l’inevitabile declino. A tutt’oggi, tuttavia, il Bulova Accutron è un oggetto da collezionismo estremamente apprezzato dagli appassionati; la casa stessa ne produce ancora oggi una versione moderna, seppure al quarzo, oggettivamente molto bella e piuttosto economica. La trovate qui.
Bel post. L’ho letto con molto interesse. I movimenti sono un argomento che mi appassiona. Vedo che il sito non è aggiornato. E’ un vero peccato. Buona serata!
Articolo interessante.
Grazie, articolo utilissimo e, nella sua semplicità, estremamente esaustivo.